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Il primo Prof. interattivo

Aggiornamento: 7 lug 2024

Una storia vera, un maestro coraggioso, degli alunni boomer e un unico strumento di condivisione.


Negli anni tra il 1960 ed il 1968, in Italia, un maestro di scuola insegnò a scrivere e a leggere a distanza. I suoi studenti erano lavoratori analfabeti o semi analfabeti.

Il suo nome era Alberto Manzi, lo strumento di condivisione non era Teams, Skype o Google Meet, perchè ancora non erano stati inventati. Lui utilizzò la televisione, che era arrivata in Italia solo nel 1954, con i canali della Rai, Radio Televisione italiana.



Pensate, che tutti i giorni lavorativi, da lunedi al venerdi, il prof. Manzi, realizzò circa 480 puntante fino al 10 maggio del 1968. La sua frase di rito: Non è mai troppo tardi.

Infatti la cultura non ha un limite di età, tutti ma proprio tutti possono migliorare ed apprendere nuove informazioni e acquisire competenze.

Il professore non poteva interagire direttamente con i suoi studenti, mica come adesso che con le lezioni a distanza, si può fare le domande in diretta.

Lui era armato di tantissima pazienza, spiegava in modo semplice, e cercando di immedesimarsi nei lavoratori che stanchi dopo una giornata di lavoro, si trovavano con una penna ed un quaderno in mano dall'altra parte della televisione per prendere appunti o ripetere le parole insieme al professore.



Il prof. Manzi era una persona gentile e curiosa, ha continuato a studiare sempre.

Ha conseguito due lauree ed era appassionato di filosofia.

Grazie a lui circa 1 milione e mezzo di italiani furono in grado di imparare la lingua italiana e conseguire la licenza elementare.

Qualche ottantenne di oggi, si ricorda ancora delle sue lezioni, con nostalgia di un periodo ormai passato e con la consapevolezza di quanta strada è stata fatta dagli anni 60 ad oggi.

Mentre il prof. Manzi istruiva attraverso la televisione, un mezzo di comunicazione inventato negli Stati Uniti nel 1923, nello stesso periodo storico arriva in Italia la POP ART, alla Biennale di Venezia, grazie a questo evento divenne famosa in tutto il mondo.

La POP ART aveva come suo motivo di base la rappresentazione del boom economico del dopoguerra, lo sviluppo della società consumistica e l'attenzione sullo spreco.



La società stava cambiando velocemente, ed il maestro Manzi ha cercato di non far restare indietro nessuno.

Una cosa è certa, lui ha voluto far passare il messaggio che tutti possono migliorare, basta volerlo.



la storia del Prof. Manzi

Il maestro si presenta agli studi della Rai, su richiesta del suo direttore didattico, nella scuola in cui lui insegnava.

Fece la prova ma a modo suo, iniziò a tenere la lezione come l'avrebbe tenuta in una classe vera. Era un bravo storyteller, per usare un termine del nostro periodo storico, era in grado di insegnare raccontando e cercando di mantenere l'attenzione dei suoi studenti, che lui non poteva vedere.

La sua palestra come insegnante, fu il carcere. Dopo la guerra, venne chiamato ad insegnare nel carcere minorile di Roma ad una classe di giovani detenuti, lui aveva 22 anni e i suoi studenti, lo scambiavano per uno di loro.

Fu lì che si mise in gioco per capire come coinvolgere la classe e riuscire a farli progredire.

Viaggiò molto sempre con lo scopo di insegnare alle persone a leggere e a scrivere.

L'imposizione non forma un concetto

una frase che il prof. Manzi ripete nell'intervista: "l'imposizione non forma un concetto, non porta ad una crescita intellettuale".

Lui non era pro schede di valutazione, perchè secondo lui la valutazione scritta, restava negli archivi e avrebbe pregiudicato la storia dello studente. Dalle sue parole si capisce che era molto avanti rispetto al secolo in cui stava vivendo.


Se vi siete incuriositi sulla storia del mitico Prof. Alberto Manzi, potete guardare il film tv su Rai Play dedicato a lui:


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